Centro per la Cultura
2011-05-04 20:30

Non uno di meno

Mairania 857, Trait d`Union e Fondazione UPAD in collaborazione con la Caritas di Bolzano

Di Zhang Yimou – Cina 2000 – 109`. Introduzione di Miaogian Jin. Wei, una ragazzina di 13 anni, accetta una breve supplenza nella scuola di una zona rurale e misera della Cina, spinta dalla promessa di una ricompensa in denaro fatta dal maestro che deve assentarsi. La condizione posta è che al suo ritorno non manchi neppure uno degli alunni. Wei si trova così ad affrontare completamente impreparata le difficoltà dell`insegnamento. Inoltre l`assenza di uno degli alunni, costretto dalla situazione familiare a lavorare in città, la costringe ad affrontare un viaggio disagevole e un`affannosa ricerca. Nell`ambito del ciclo “Sguardi sul mondo. Cinema e intercultura”. Ulteriori informazioni nella pagina interna

La rassegna
Il cinema, da sempre, racconta storie e queste storie ci raccontano il mondo: quello che conosciamo e quello che ignoriamo. E le storie viaggiano con le persone, quelle stesse che oggi, con numeri, problematiche e vissuti impensabili fino a qualche tempo fa, raggiungono la nostra terra e i nostri paesi rendendo il mondo quel villaggio globale descritto ormai da molti analisti.
Dopo il successo lo scorso anno dell’iniziativa “IntegrAzione”, Mairania 857 prosegue in questo progetto e torna a usare il linguaggio cinematografico per parlare di immigrazioni e di nuove culture. Insieme all`associazione Trait d`Union e a Fondazione UPAD di Merano ha costruito un ciclo di proiezioni dal titolo “Sguardi sul mondo. Cinema e intercultura” che si terrà a maggio.
Quattro film che raccontano di Cina e Brasile, ma anche di Italia e Francia e di quelle comunità indiane e del nord Africa che vi si sono trasferite. Il filo rosso delle storie narrate è quello dell`infanzia e dell`adolescenza nel loro tentativo di riscatto, in patria, e nella ridefinizione della propria identità, all`estero.
Ad introdurre di volta in volta la visione e a facilitarne la comprensione, sarà presente una persona originaria degli stessi paesi e delle stesse culture narrate nei film e che ora risiedono e lavorano stabilmente in Alto Adige.


La trama
In un lontano villaggio della campagna cinese, dove le strutture sono modeste e il livello di vita é molto povero, il maestro Gao deve assentarsi per andare ad assistere la madre gravemente malata. Per sostituirlo il sindaco sceglie Wei, una ragazzina tredicenne senza alcuna esperienza d`insegnamento. Prima di partire, Gao raccomanda a Wei di fare in modo che nessun allievo si ritiri da scuola durante la sua assenza. Con la promessa di un compenso di cui ha molto bisogno, Wei si appresta ad affrontare un compito che però si rivela molto difficile.
Quasi inevitabilmente una mattina il piccolo Zhang, i cui genitori sono fortemente indebitati, lascia la classe, scappa dal villaggio e va in città a cercare un lavoro. Wei non ha esitazione e decide di andare alla sua ricerca. Nel panorama urbano confuso e disordinato, Wei affronta situazioni del tutto sconosciute. Alla fine una rete televisiva viene a conoscenza della sua storia e ne fa oggetto di un servizio specifico. Zhang allora ricompare. Quando tornano al villaggio, la troupe li segue e insieme porta una serie di oggetti raccolti grazie alle donazioni. Per la scuola si aprono nuove prospettive.
Dalla Cina Popolare, che sta vivendo rapide quanto radicali trasformazioni, arriva un film che sa raccontare con il sapore della verità e la grazia di una favola le molte contraddizioni e difficoltà che il suo paese sta attraversando: rapida modernizzazione delle città, che aumenta il divario con la campagna; svuotamento delle strutture economico – sociali che hanno fin ad ora accompagnato lo sviluppo della Cina popolare e strutturato le comunità rurali; aspirazioni a nuovi consumi e nuovi stili di vita, che si diffondono e inducono molti a cercare fortuna in città.Gessetti e talkshow; periferia e centro; silenzi antichi e strade brulicanti; letti di fortuna e lattine di Coca Cola; negozi, ristoranti, stazioni ferroviarie e un universo rurale povero, dimenticato, governato ancora da un bonario e severo capo villaggio.
La maestrina si comporta e si muove come se si trovasse in un’altra epoca e non si arrende mentre il bambino di campagna, fuggito in città, ha visto molte cose nuove, ma non sa bene che cosa desiderare. Piuttosto sa bene che cosa lo ha colpito di più della straordinaria esperienza vissuta: ha avuto fame, ha dovuto chiedere da mangiare, ha perso cioè la dignità che, pur nella povertà quotidiana, aveva conservato finché era vissuto al villaggio.
In questo modo il regista, senza ricorrere ai toni della denuncia, squaderna dinanzi allo spettatore le contraddizioni e le necessità della Cina di oggi e non solo di essa; evidenzia l’abbandono in cui sono lasciate le comunità rurali e la rete delle relazioni di responsabilità collettiva che ha reso fin ad ora dignitosa e vivibile la vita nei villaggi. Ma soprattutto chiede che siano poste al centro dell’attenzione l’educazione dei bambini e la qualità della scuola, questioni che sintetizzano, con la pregnanza di un simbolo, i valori da riaffermare se si vuole orientare e governare la crescita di una società.