Centro per la Cultura
2010-06-16

Io, lui, l’altro

GayLib e Associazione culturale Poliedrica

Alberto Lanteri espone: “Io, lui, l`altro”. Mostra d`arte per uno sguardo oltre i confini e la ricerca di nuove dimensioni. Inaugurazione: giovedì 17.6, ore 18.00 con una presentazione del critico d`arte Alberto D`Atanasio. Orari di apertura: ma-ve 9.00-12.00/16.00-22.30; sa 16.00-22.30.

“Sappiamo tutti quanto la storia dell`arte ” ufficiale” abbia manifestato ostilità nei confronti della figurazione del Novecento, soprattutto quella più tradizionalista, nella convinzione che fosse una modalità espressiva legata al passato, ormai superata per sempre dai tempi moderni.Una valutazione che proprio il tempo ha dimostrato comple tamente errata; soprattutto perché si continua a riconoscere nell`arte figurativa la realizzazione più emblematica dei propri ideali estetici. Cancellare la figurazione tradizionalista dalla storia dell`arte del se condo Novecento è un`operazione arbitraria che può essere giustificata per un critico, assolutamente libero nei suoi giudizi, ma non per uno storico, a meno che non si voglia fare intenzionalmente una storia dell`arte solo “colta”, così come si è espressa nelle ristrettissime cerchie di certi critici e degli artisti a loro graditi. Credo che nessun fenomeno storico abbia subito una penalizzazione così pesante come quella della configurazione ” novorealista” (non neo realista), sviluppatasi in particolare a Firenze subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. In quegli anni giovani artisti come Annigoni, Sciltian, i Bueno, Guarienti si sono riuniti attorno all`esempio di De Chirico e si sono organizzati in gruppo, affermando con orgoglio il diritto della figurazione tradizionalista, quella imparata prevalentemente in accademia, quella che sentivano come autenticamente “italiana”, ad avere ancora qualcosa da dire all`uomo moderno. Il gruppo si è sciolto precocemente, sia per il successo personale che stava conseguendo Annigoni, sia per le propensioni espressioniste maturate da alcuni dei suoi esponenti (i Bueno per esempio), ma durante la propria esistenza è riuscito ugualmente a raccogliere negli ambienti artistici e nel grande pubblico un credito straordinario. Anche se volessimo giudicare il “nuovo Rinascimento moderno” proposto da Annigoni in modo reazionario rispetto agli sviluppi paralleli della ricerca artistica, è questo un dato di fatto con il quale lo storico ha l`obbligo di confrontarsi. Il “novo-realismo” andrebbe considerato quasi come un retour à l`ordre che ha investito l`arte internazionale dopo la Prima Guerra Mondiale, riportando alla grande comunicazione, molti degli artisti avanguardisti che si erano soffermati sull`intellettualismo nelle loro ricerche; e invece, a differenza del suo più legittimo antecedente storico, il ” novo-realismo” è stato cancellato dalla critica come qualcosa di fastidioso e imbarazzante, qualcosa che si opponeva alle “magnifiche sorti e progressive” dell`Avanguardia, qualcosa che faceva dell`arte un fatto ancora troppo legato al gusto ed alla mentalità non di pochi eletti, ma della gente comune. Inevitabile su queste premesse, che chi abbia oggi il coraggio di definirsi un allievo di Pietro Annigoni, il più rappresentativo e popolarmente noto dei “novo-realisti”, subisca la stessa ” maledizione” critica inflitta al suo maestro. Ma di problemi simili Alberto Remo Carlo Lanteri, erede diretto dei “novo-realisti”, non sembra giustamente preoccuparsi, tutto concentrato da un proprio mestiere che si confronta direttamente con la lezione rinascimentale e che raggiunge vette di virtuosismo davvero inusuali nell`ambito della pittura italiana contemporanea. C`è una parte dell`animo di Lanteri che sembra compiacersi di questa estraneità alle manifestazioni artistiche più tipiche del mondo moderno, un Lanteri che si sente un uomo del passato, finito per caso, a vivere nei nostri giorni, talvolta anche capace di esibizionismi provocatori (è il caso del ritratto in veste di Gioconda, per esempio) che emulano analoghe performances di Giorgio De Chirico, il pictour optimus per eccellenza, e che dichiarano a proprie lettere il pieno orgoglio di sentirsi dotato di quello che veniva chiamato il “buon mestiere antico”. Non c`è dubbio che da questo punto di vista lo stile di Lanteri rimandi evidentemente a un Rinascimento che potremmo definire “pre-belliniano”, vicino al Pollaiolo come a Botticelli o a Cima da Conegliano, in cui il disegno acquisisce un valore imprescindibile nella definizione plastica e concettuale della forma. Né la forma mentis di Lanteri (l`arte è un lungo cammino attraverso il quale io cerco di penetrare nell`infinito mistero del cosmo onde raggiungere la luce più pura: Dio”, ha affermato l`artista) sembrerebbe distaccarsi troppo da quella di un Beato Angelico, ossia da quanto di più lontano ci possa essere dall`epoca moderna, sebbene la ricorrente frequentazione del soggetto “laico” (il nudo innanzitutto) esclude connessioni troppo stringenti con il misticismo del frate-artista. Ma Lanteri non è un fanatico passatista, un improbabile pre-raffaellista che crede di essere la reincarnazione di un pittore quattrocentesco e che come tale si comporta nei nostri giorni; a compensazione della sua “anima antica”, fa trasparire nelle sue opere in stile ancien règime una sensibilità formale e spirituale che non può non essere definita moderna, più specificatamente novecentesca. Penso, ad esempio, al nitore e alla profondità delle sue immagini che trova precisi corrispettivi in una linea figurativa italiana che comprende Valori Plastici (Broglio e Oppio), Novecento (Funi, Marussing, Dudreville), l`”italianismo” triestino (Sbisà), il cosiddetto Realismo Magico, estendendosi anche alla figurazione internazionale (a certa Neue Sachklicheit come quella di Schad, fra gli altri). Penso ugualmente alla spiccata vocazione simbolista di Lanteri, lontana dal lucido allegorismo rinascimentale, ma saldamente radicata nella mentalità tardo-romantica, visionaria e instabile, volta a cogliere non sistemi di certezze, ma aneliti di verità nelle improvvise apparenze del creato. Per non dire, passando ad aspetti più esteriori, di certo styling nell`abbigliamento, nelle “decorazioni” o nelle ambientazioni create da Lanteri, quasi con qualche vaga ascendenza futurista alla Thayat. C`è n`è abbastanza, insomma, per considerare Lanteri un pittore moderno a tutti gli effetti, contro ogni classificazione pre giudiziale, contro ogni facile superficialità critica. È un dato di fatto”.
Vittorio Sgarbi