Il ‘900 è stato per eccellenza il secolo delle ideologie, e tra coloro che hanno dedicato una riflessione al fenomeno del totalitarismo, un nome spicca su tutti: quello di Hannah Arendt.
Filosofa eclettica e apolide del pensiero, assistette e documentò il famoso processo ad Eichmann, uno dei principali funzionari nazisti che si occuparono dello sterminio ebraico.
Ciò che ne scaturì fu la presa d’atto che in Eichmann non si celasse un folle, bensì una persona qualunque.
In cosa ci differenziamo quindi rispetto ad un uomo che nessuno esiterebbe a definire un mostro?
Questo l’inquietante interrogativo che emerge dall’opera di Hannah Arendt La banalità del male.
Introduzione e moderazione di Camilla Stirati. Discussione aperta a tutti gli interessati.
Nell’ambito delle iniziative promosse dal Comune di Merano per la Giornata della donna.
Entrata libera