Centro per la Cultura
2013-08-21 20:30

La ragazza sul ponte

Mairania 857

di Patrice Leconte – Francia 1999 – 90´ – b/n – con Daniel Auteuil, Vanessa Paradis, Demetre Georgalas. Adele, nottetempo, viene salvata dal suicidio da Gabor, un lanciatore di coltelli. Fare l´assistente in questo tipo di lavoro è molto pericoloso e l´uomo riesce a convincere solo aspiranti suicide a lavorare con lui. Non sapendo dove andare Adele lo segue. Il loro rapporto rimane allo stadio dell´amicizia. Diventerà amore più tardi, dopo che Adele avrà conosciuto un altro uomo. Nell´ambito del ciclo “Estate al cinema. il bianco e nero al tempo del colore”. Ulteriori informazioni nella pagina interna

ESTATE AL CINEMA
Il bianco e nero al tempo del colore

Dopo l’avvento del colore la scelta di girare un film in bianco e nero risponde a una precisa volontà del regista: può sottolineare un dato di lontananza storica, può ricreare un’atmosfera di cinema del passato, può aiutare lo spettatore ad entrare nella irrealtà, nella magia e, talvolta, nella crudezza di un racconto.

Così le vicende di Jake LaMotta, pugile vittorioso e uomo sconfitto, in “Toro scatenato” di Martin Scorsese o il racconto claustrofobico di un episodio del maccartismo americano anni ’50 di “Good Night, and Good Luck” girato da George Clooney hanno il sapore della ricostruzione di un tempo ormai passato.

Mentre la cruda aderenza alla realtà degradata delle banlieue parigine ne “L’odio” di Mathieu Kassovitz e la poesia di un rapporto fuori dagli schemi raccontato da Patrice Leconte in “La ragazza sul ponte”, trovano la loro espressione visiva migliore in un bianco e nero che sospende e dilata le due storie.

Lo stesso vale per l’atmosfera di disincanto, di sogno e di dannazione dentro cui scorre la vita del protagonista de “L’uomo che non c’era” dei fratelli Coen, oppure per il viaggio iniziatico verso la morte di William Blake, protagonista di “Dead Man” di Jim Jarmush, oppure ancora per il poema d’amore per un quartiere, ambiente senza tempo di un dramma in cadenze di commedia in “Manhattan” di Woody Allen.

Infine anche il comico ha il suo lato bianco e nero: è “Frankenstein Junior” di Mel Brooks, prototipo delle parodie che fecero la fortuna del prolifico regista americano.